Chiusa in casa come tutti voi in attesa che l’emergenza virus passi, in attesa che possano esserci segnali di tranquillità e salvezza, rifletto sul messaggio che questa tragedia vuole farci arrivare insieme alla piaga della morte.
Elaboro che oltre questa situazione di pericolo c’è di più, siamo strattonati dall’alto con violenza, spinti in un angolo proprio come in un ring, per sospendere quello che avevamo intrapreso e ritornare all’essenza, per guardare dentro di noi e scoprire cosa abbiamo perso,se abbiamo sovvertito l’ordine delle cose calpestando quello che avevamo vicino, dando per scontato o semplicemente dimenticando le nostre vere opportunità.
Noi soffriamo ma ora Il mondo è libero,non è inquinato e respira, gli uomini sono richiusi nelle gabbia delle loro case ,mentre gli animali liberi nella natura ritrovano la loro incolumità, noi della Terra non siamo più oppressori ma ospiti inattivi.
Se questo non è un chiaro messaggio è sicuramente uno schiaffo.
A casa ci riappropriamo dei rapporti familiari , dialoghiamo con i nostri amici, raccontiamo a qualcuno che abbiamo caro cose mai dette,non sappiamo la vita come andrà meglio condividere e non avere segreti.
Ripeschiamo consuetudini dimenticate, ritroviamo il tempo e ridiamo valore al tempo,
ci tuffiamo in noi stessi anche se con iniziale incapacità a farlo,abituati ad essere trascinati dal frenetico ritmo quotidiano imposto alle nostre vite, poi a mano a mano che l’adrenalina scende nel forzato riposo ci calmiamo, impariamo ad apprezzare il silenzio e la quiete ci regala un respiro più lungo. Solo allora ci raccogliamo e torniamo a guardare il cielo, per cercare una guida ,per cercare speranza e affidarci incapaci di fare altro,ognuno di noi prega come può e secondo la sua religione,invocando “Ribbono shel Olam” Signore dell’Universo, come ripeteva nelle sue preghiere Rabbi Nachman di Bratislava, mistico maestro chassidico alla fine del settecento.
Ribbono shel Olam cosa vuoi da noi?
Cosa ci vuoi dire, cosa dobbiamo fare ,cosa non abbiamo fatto e quando cesserà questo secondo diluvio che sta colpendo la terra ,quando fermerai ’ il tuo angelo della morte?
Iniziamo ad interrogarci e a preoccuparci gli uni degli altri, isolati ci telefoniamo e proviamo a ricreare almeno on line una collettività, soli siamo fragili.
Iniziamo a ricordare che ogni nostra azione ha una corrispondenza nella vita degli altri, se uso precauzione non contagio altre persone, siamo tutti collegati in un unico Uno.
Si compie dunque il primo miracolo generato dalla necessità : passiamo da un IO ad un NOI.
Eppure fino a poco fa il nostro credo principale era la realizzazione dei ns. obiettivi, un individualismo limitrofo all’egoismo, smaniosi di apparire, di distinguerci anche con la prepotenza e l’aggressività, di cui sono figli il bullismo dilagante tra i più giovani e la violenza contro le donne.
L’arroganza è imperante, i confini morali tra gioco e realtà sono sempre più sottili ,hanno poca efficacia sulla coscienza spinta in fondo, ma così in fondo da non riuscire a sentirla.
Si riflette poco, non si legge, siamo globalizzati e affidati ad un pensare generale, travolgiamo l’ambiente, dimentichiamo i valori , gli ideali a cui tendere si trasformano e si confondono, quello che prima era chiaramente decodificato come negativo e un male ora è sdoganato in un avvincente modello a cui tendere anzi da emulare , su tutti regna sovrano il profitto economico, ma non quello sano che promuove il benessere generale, ma quello elitario, della sopraffazione ,dell’astuzia e delle ruberie.
Dunque che ne faremo di tutto questo ,come stiamo vivendo questo tempo?
Mi vengono in mente alcune parole del libro QOELET , scritto nel IV o III secolo a.C. in Giudea ad opera di un autore sconosciuto, che afferma di essere il Re Salomone:
“Quale guadagno viene all’uomo per tutta la fatica con cui si affanna sotto il sole?
Una generazione se ne va e un’altra arriva, ma la terra resta sempre la stessa.
Il sole sorge, il sole tramonta e si affretta a tornare là dove rinasce…..
…. Tutte le parole si esauriscono e nessuno è in grado di esprimersi a fondo.
Non si sazia l’occhio di guardare né l’orecchio è mai sazio di udire.
Quel che è stato sarà e quel che si è fatto si rifarà;
non c’è niente di nuovo sotto il sole…Tutto è vanità.
… Qoèlet, fui re d’Israele a Gerusalemme.
Mi sono proposto di ricercare ed esplorare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il cielo.
Questa è un’occupazione gravosa che Dio ha dato agli uomini, perché vi si affatichino.
Ho visto tutte le opere che si fanno sotto il sole, ed ecco: tutto è vanità e un correre dietro al vento.
Ciò che è storto non si può raddrizzare e quel che manca non si può contare.
.. Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo.
C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato.
Un tempo per uccidere e un tempo per curare,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per fare lutto e un tempo per danzare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.”
In questo momento chiusi in casa siamo senza abbracci,cerchiamo risposte e a tentoni riapriamo la porta della Spiritualità, approfondiamo, ascoltiamo e assetati di cielo cerchiamo speranza e sapienza,fermandoci ritroviamo quello che avevamo lasciato indietro, troviamo un dialogo con l’Essere Superiore, impariamo a farci da parte per affidarci ed accettare di ricevere aiuto.
Nel vangelo di Giovanni (4,10) Gesù incontra la donna Samaritana, vicino ad un pozzo dove scorre l’acqua, quindi la vita. Lui le dice :“ Se tu conoscessi il dono di Dio…»
cioè se tu sapessi, se tu lo cercassi impareresti a ricevere , avresti le risposte, avresti chiarezza, coglieresti il messaggio .
E’ facile da capire ma è cosi difficile da accettare, come lasciarsi amare da Dio, come lasciarsi condurre nelle paure e nelle situazioni di fragilità?
Se provati dalla vita abbiamo sete di sostegno, spesso ci dimentichiamo di avere vicino la soluzione e le opportunità che possono farci ritornare alla luce e alla gioia, siamo vicini alla Fonte ma non la riconosciamo, allora cerchiamolo è per questo che non lo troviamo.
Dio vuole essere cercato, vuole che ci fermiamo,rispettando e non prevaricando, perché attendere, mettersi in ascolto è il primo passo verso una non prevaricazione è cominciare ad avere rispetto di noi stessi .
Se ci siamo spinti oltre e siamo caduti con dolore, dobbiamo trarne sempre un insegnamento duraturo e conservare, nonostante noi, quello che di positivo abbiamo imparato.
E’ un dono non da poco ritrovare ciò che avevamo perso, per questo dovremmo ricordare che siamo sempre assetati di cielo .
Non so quando tutto questo sarà passato,se veramente ricorderemo come vivere con più attenzione e con maggiore spiritualità, per alimentare quei veri valori che rendono la vita migliore , se ne faremo tesoro..
Termino i miei pensieri persi nel cielo e ritorno terrena anzi quotidiana,
accendo la radio arriva una canzone, un verso poetico di Ivano Fossati mi colpisce e mi risponde direttamente,è un messaggio perfetto non avrei saputo dire di meglio:
“ Dicono che c’è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare.
Io dico che c’era un tempo sognato
Che bisognava sognare ” ( C’e’ Tempo)
Marina Morra